viernes, 27 de noviembre de 2020

Poemario: "Antologia aperta" traducido al italiano. de Ramón Fernández Palmeral "Antologia abierta"

 

 


 

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 Dopo trentadue (32) anni di poesia con pubblicazioni disperse, tanto quelle individuali quanto quelle collettive, su riviste, blog e altre poesie inedite, è arrivato il momento in cui bisogna fare un riesame di quanto si è seminato.D qui è nata questa Antologia aperta (1983-2015), perché come recita il titolo resta con la porta aperta, dal momento che il poeta ha intenzione di continuare a comporre altre poesie, perché la poesia è per lui una necessità, un’esalazione o respiro indescrivibile dell’anima e della stessa vita.Per questo motivo, questa prima antologia del poeta Ramón Fernández Palmeral resta aperta per altre eventuali antologie.Ramón Palmeral, così come anche si fa chiamare, è un poeta dell’esperienza, di difficile catalogazione, un poeta dai stili molto dissimili tra loro, guidato dal proprio istinto, dove accoglie la poesia dal verso libero e la conduce oltre ogni possibilità e conoscenza.È stato diverse volte premiato, sebbene i premi non sono, forse, il suo principale anelito. Si trova nell'antologia: “Cántiga. Poeti della provincia di Ciudad Real. Primo quarto del XX secolo " Lendoria, (2016).È stato direttore delle riviste Palmeral e Perito (letterario-artistico) ad Alicante, città nella quale risiede attualmente.In questa quinta edizione si sono riunite le poesie dedicate a Miguel Hernández e, inoltre: Tutti i fiori sono morti, finalmente uniti.Lavoro poetico:-Desolación sin nombre (1983)-Homero en Tarsis (2004)-Antologia abierta (2016)-Bocadillo de balas(2017)-La cólero de Aquiles (2017)-Lagrimaa ebrias de melancolía (2019)Traduzione italiana di Vincenzo Paglione & Roberto Sapienza.

 

Epílogo o postprefaze

 

Correspondencias

de Vincenzo Paglione

 

¿Cómo se puede clasificar a un poeta que escapa a cualquier forma de clasificación? Fueron los cubistas quienes alrededor de 1911 comenzaron a pegar trozos de papel en sus lienzos, dando lugar al collage, una forma de expresión utilizada por todos los artistas del siglo XX. Técnica que alcanzó su punto más alto con los surrealistas, quienes dieron libre expresión a la asociación de imágenes, el onirismo, el componente lúdico, el automatismo. La obra poética de Ramón Palmeral sin duda podría incluirse en la categoría de este tipo de artistas, ya que la complejidad e infinidad de las interpretaciones a las que dan lugar sus versos, muchas veces remiten a los pioneros de esa temporada artística.

El suyo es un proceso que se ocupa de la aparente distancia que existe entre la realidad de cada cosa, de cada experiencia y la impresión como posibilidad no menos distante y comprensible de esa realidad. La unión de estos elementos sugiere al lector una sucesión de imágenes contradictorias que se superponen hasta transformarse en una representación simbólica de la experiencia individual y social del autor. Él es crítico, a veces sutilmente, del comportamiento humano, la irracionalidad, la violencia y la locura que lo invaden. En otras circunstancias se expresa sin ningún tipo de autocensura, evitando ceñirse a lo políticamente correcto, para hacer evidente su abandono a las transfiguraciones que ofrece la palabra. Lo prosaico corresponde a la necesidad de incorporar diferentes sujetos y tiempos en el discurso poético, de coordinar la urdimbre poética en un orden sintácticamente complejo. En las composiciones, por tanto, emerge la inspiración más personal del autor, que es la que se nutre de la experiencia para convertirse en creación intelectual, donde se definen las características de la precaria aventura del hombre, marcada por la duda y el dolor cotidiano.

La poesía española de los primeros cuarenta años del siglo XX había llamado la atención de todos sobre el tema del conflicto entre el individuo y la sociedad, entre la razón y el sueño, entre la coherencia y la revuelta creativa, caracterizándose por ser diferente a la europea. Ramón Palmeral es un verdadero continuador de esta “tradición” que no deja de sorprender a quienes entran en contacto con ella. Sin embargo, en sus versos se observa, a diferencia de las generaciones anteriores, la falta de correspondencia con la figura del autor poeta que se valora a sí mismo como ideólogo y moralista y que había prevalecido a partir de 1939 hasta bien entrados los años sesenta. Los mejores representantes de esta época tuvieron que afrontar la muerte, el exilio y el ostracismo interno como precio a pagar contra un régimen que quiso adornarse con una literatura más acorde a su naturaleza, ávido de no rendirse hacía aquella otra que había florecido en la época de la República.

Una vez aclarada esta valoración, cuando se afirma que Fernández Palmeral sigue los pasos de las generaciones pasadas de poetas, es porque éstos supieron descubrir la forma de expresar su experiencia poblada de nostalgia, cadencias modernistas, tedio combinado con elegante lirismo, el mundo de los afectos privados, la amarga ironía del amor, la amistad, un cierto patetismo, la muerte, el surrealismo simbolista (que en el autor pretende colmar los huecos que deja el desenlace poético de una generación) y, finalmente, la sutil presencia en la vida de un Dios invisible, pero claramente personal, con el que se dialoga afablemente.

En la trayectoria poética de este poeta se observa un recorrido coherente y sólido hacia lo que podría definirse como los meandros de la cotidianidad onírica, muchas veces desagradable, pero que en todo caso marca la variedad de temas y tópicos, como prueba de un enriquecimiento de casi cuarenta años de labor.

 El tono, el ritmo, el léxico y la sintaxis de los temas tratados en esta colección están, por tanto, imbuidos de una cotidianidad vivencial subjetiva que exige participar en el devenir universal del arte poético, sin desesperación, pero con la conciencia del límite del vivir. Un hilo conductor en el que el autor ha mantenido su fe a lo largo de este tiempo, ligado a la experiencia del mundo y a las constantes referencias y correspondencias entre la realidad y la práctica del lenguaje.

 

23 de noviembre 2020

Vincenz0 Paglione

 

                Postfazione

Corrispondenze

di Vincenzo Paglione

            In che modo si può classificare un poeta che sfugge a ogni forma di classificazione? Sono stati i cubisti che intorno al 1911 cominciarono a incollare pezzi di carta nelle loro tele dando origine al collage, una forma di espressione di cui fecero ricorso tutti gli artisti del XX secolo. Tecnica che raggiunse il suo punto più elevato con i surrealisti, i quali diedero libera espressione all’associazione delle immagini, l’onirismo, la componente ludica, l’automatismo. L’opera poetica di Ramón Palmeral senza dubbi potrebbe rientrare nel novero di questa tipologia di artisti, poiché la complessità e l’infinità delle interpretazioni cui danno luogo i suoi versi, spesso si richiamano ai pionieri di quella stagione artistica.

Il suo è un processo che affronta la distanza apparente che intercorre tra la realtà di ogni cosa, di ogni esperienza e l’impressione come possibilità non meno distante e comprensibile di quella realtà. L’accoppiamento di questi elementi suggerisce al lettore una successione d’immagini contraddittorie che si sovrappongono fino a trasformarle in rappresentazione simbolica dell’esperienza individuale e sociale dell’autore. Egli si mostra critico, a volte in maniera sottile, nei confronti del comportamento umano, l’irrazionalità, la violenza e la follia che lo pervadono. In altre circostanze si esprime senza alcuna autocensura, evitando di attenersi al politicamente corretto, in modo da rendere evidente il proprio abbandono alle trasfigurazioni offerte dalla parola. Il prosaico corrisponde alla necessità di conglobare nel discorso poetico diversi soggetti e tempi, di concertare in un ordine sintatticamente complesso l’ordito poematico. Nei suoi componimenti affiora dunque l’estro più personale dell’autore, ovvero quello che si nutre dell’esperienza per tramutarsi in creazione intellettuale, dove si definiscono i connotati della precaria avventura dell’uomo, segnata dal dubbio e dal dolore quotidiano.

La poesia spagnola dei primi quarant’anni del Novecento aveva sottoposto all’attenzione di tutti il tema del conflitto tra individuo e società, tra ragione e sogno, tra coerenza e rivolta creativa, nei confronti di una cultura che si è sempre contraddistinta per il suo essere altra a quella dell’Europa. Ramón Palmeral rientra a pieno titolo come- continuatore di questa “tradizione” che non ha mai smesso di stupire a chi ne entra in contatto. Tuttavia nei suoi versi si osserva, diversamente da quelli delle generazioni precedenti, la mancanza di corrispondenza con la figura del poeta artefice che valuta se stesso come ideologo e moralista e che era prevalsa a partire dal 1939 sino a ben inoltrati gli anni Sessanta. I migliori rappresentanti di questa stagione dovettero affrontare la morte, l’esilio e l’ostracismo interno come prezzo da pagare nei confronti di un regime che voleva ornarsi di una letteratura più confacente alla sua indole, desiderosa di non demeritare al confronto con quella fiorita al tempo della Repubblica.

Fatta questa valutazione, quando si afferma che Fernández Palmeral segue le tracce delle passate generazioni di poeti, è perché essi seppero scoprire il modo di esprimere la loro esperienza popolata di nostalgie, di cadenze moderniste, il tedio unito a un lirismo elegante, il mondo degli affetti privati, l’amara ironia dell’amore, l’amicizia, il patetismo vago, la morte, il surrealismo simbolista (che nell’autore è destinato a supplire i vuoti lasciati dalla fine poetica di una generazione) e, infine, la sottile presenza nella vita di un Dio invisibile, ma chiaramente personale con il quale si conversa in maniera bonaria.

Nel percorso poetico di questo poeta si può osservare un coerente e solido viaggio verso quelli che si potrebbero definire i meandri della quotidianità onirica, sovente sgradevole, ma che comunque segna la varietà di tematiche e argomenti trattati, a riprova di un arricchimento temporale pressoché quarantennale.

 Il tono, il ritmo, il lessico e la sintassi dei temi trattati nella presente silloge sono, quindi, intrisi di una quotidianità esperienziale soggettiva che reclama di partecipare al divenire universale dell’arte poetica, senza disperazione, ma con la consapevolezza del limite del vivere. Filo conduttore a cui l’autore ha tenuto fede lungo tutto questo tempo, legato all’esperienza del mondo e dei continui rimandi e rispondenze tra realtà e pratica del linguaggio.

 

                                                                                           23 novembre 2020

 

 


 

                    Curriculum Vitea

 

Ramón Fernández «Palmeral» è nato a Piedrabuena (ciudad Real) nel 1947. Malaghegno di adozione, dove ha trascorso la sua infanzia e la sua gioventù, risiede ad Alicante dal 1990. Collabora con i mezzi di comunicazione e riviste specializzate dove ha pubblicato studi monografici su Miguel Hernández, Ramón Sijé e Carlos Fenoll.

Ha realizzato studi di Geografia e di Storia a Castellón de la Plana, ha seguito studi di Diritto a Granada. Ad Alicante è stato fondatore delle riviste illustrate PALMERAL (di carattere Poetico-Artistico), PERITO (di carattere Letterario-Artistico), le riviste digitali NUEVO IMPULSO e Miguel Hernández. Multimedia-centenario. Partner d'onore di specchio di alicante. Parner Adeneo de Valencia. È direttore dell’editrice Palmeral. Ha collaborato con articoli di opinione nei quotidiani Información, La Verdad, Noticias de Alicante e in riviste: Utopía (Axarquía), El Eco Hernandiano (digital empresa), Estudios Monoveros (illustrazioni). Ha partecipato anche nella pagina digitale della Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes, Orihueladigital, Baquiana (Miami), Alicante hoy, Perito, Mundo Cultural Hispano; riviste stampate quali Anthropos, Auca, Ágora, Letralia, Numen, Diario de Alicante, El Monárquico, Hoja del lunes.com, Wall Street International Magazin. Ha partecipato nei recital della provincia di Alicante.

 

Dirige il blog POESIA PALMERIANA.

 

http://poesapalmeriana.blogspot.com/

 

 

POESIA

 

·         Desolación sin nombre (1983)

·         Homero en Tarsis (2004)

·         Antología abierta (2016) (Tradotto in italiano)

·         Bocadillo de balas (2017)

·         La cólera de Aquiles (2017)

·         Lágrimas ebrias de melancolía (2019)

 

Ha pubblicato i seguenti volumi di saggistica: Encuentros en el IV Centenario del Quijote (2004), Buscando a Azorín por la Mancha (2005), Tras los pasos de Juan Goytisolo por los Campos de Níjar (2005), Singladuras por la comarca de Vinalopó (2006); Buscando a Anonio en Soria y Baeza (2006); il romanzo breve El héroe de Nador, El rey de los moriscos, El cazador del arco iris. Buscando a Antonio Machado en Soria y Baeza (2006) La princesa Anuati-Matua (2020), La baronesa desnuda (2020); i volumi Monográfico Lorquiano. Federico García Lorca Poeta en Nueva York (2019). Secretos para escribir novelas y relatos (Amazon, 2016). De la creación poética, Exégesis de las Elegias de Duino de Rilke, Glosada de candente horror de Juan Gil-Albert. Glosada de Canto de Teresa de Espronceda.

 

È autore di testi su argomenti hernandiani: El hombre acecha como eje de la poesía de guerra (2004), Simbología secreta de «Perito en Lunas» (2005), Doce artículos hernandianos y uno más (2005), Simbología secreta de la decadencia de la flauta y el reinado de los fantasmas de Ramón Sijé (2006), Monográfico Hernandiano (2010), Simbología secreta de Viento del Pueblo (2010), Carlos Fenoll: Trayectoria vital y poética (2012), Ramón Sijé, el Estigmatizado (2013), Miguel Hernández, el poeta del pueblo en 40 artículos (Editorial ECU, 2019), Miguel Hernández, el poeta de las tres heridas (Amazon, 2013 e 2019), Herméutica de Hombre a la deriva de Manuel Molina, Centenario de Vicente Ramos Elegías de Guadalest.

 

Ha partecipato a congressi e presentato diverse conferenze intorno alla tematica hernandiana, Juan Gil-Albert y Marino Bendetti.

 

Biografia in Wikipedia:

https://es.wikipedia.org/wiki/Ram%C3%B3n_Fern%C3%A1ndez_Palmeral